Una decina di alunni del nostro Liceo hanno costituito la giuria della nostra scuola che ha partecipato alla seconda edizione del Premio Cosmos degli Studenti, dedicato a premiare i migliori testi di divulgazione scientifica pubblicati nell'ultimo anno. Qui la recensione di Archimede di Lucio Russo, dedicato ad uno dei più importanti scienziati del mondo antico, scritta da Viola De Santis della 5M:
Archimede per tutti noi rappresenta il “genio inventore” un po’ strano, autore di importanti scoperte, dal principio di galleggiamento dei corpi alle leve; ma, soprattutto, quelli che conosciamo sono gli aneddoti ( “datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo “oppure “Eureka!”), come se le scoperte fossero frutto del caso o di istantanee intuizioni.
Intorno alle sue scoperte si sono costruite molte narrazioni e molti di questi racconti leggendari ruotano intorno al ruolo svolto da Archimede nella difesa di Siracusa. Dalle fonti (la prima è lo storico Polibio) si capisce che Archimede diede un grande contributo alla difesa di Siracusa con la costruzione di grandi macchine da guerra come le catapulte, che potevano lanciare da diverse distanze, e macchine capaci di agganciare e rovesciare le navi.
Ma, come ci spiega l’autore (p. 30), “La superiore tecnologia militare ellenistica aveva evidentemente sbalordito i soldati romani che, non avendo idea dei dislivelli tecnologici tra civiltà, l’avevano attribuita al genio di un uomo eccezionale: un atteggiamento tramandato e amplificato sia da Polibio sia, ancor più, da Plutarco. È certamente credibile che Archimede avesse contribuito a perfezionare alcune armi, ma tali perfezionamenti si inserivano nell’ambito di un livello tecnologico ben superiore a quello romano”.
Archimede è certamente nato e vissuto a Siracusa. La data in cui è venuto alla luce normalmente proposta – il 287 a.C. – non è certa. Molto più affidabile è la data della morte, il 212 a.C. , perché coincide con la conquista di Siracusa da parte dell’esercito di Roma.
Le leggende riguardano anche i racconti sulla morte di Archimede.
Molte fonti sostengono che Archimede fu ucciso da un soldato romano. Il primo autore che riferisce le circostanze della morte di Archimede è, un secolo dopo Polibio, Cicerone, secondo il quale Archimede sarebbe stato ucciso mentre, assorto nel disegno
di figure geometriche, non si era neppure accorto che Siracusa fosse stata conquistata.
Tito Livio, sulle circostanze della morte, ripete le affermazioni di Cicerone, aggiungendo che l’uccisore non si sarebbe reso conto di chi stesse uccidendo e che Marcello, il comandante romano, si sarebbe preso cura della sepoltura dello scienziato e avrebbe offerto protezione ai suoi parenti. La leggenda ha tramandato ai posteri anche le ultime parole di Archimede, rivolte al soldato che stava per ucciderlo: "non rovinare, ti prego, questo disegno".
Tuttavia l’autore mette in evidenza come la versione tradizionale sia del tutto insensata e contraddittoria. È una versione costruita a posteriori nel tentativo di presentare i Romani più rispettosi verso la scienza di quanto non fossero realmente nel III secolo a.C.
Questo libro cerca invece farci capire la portata del lavoro di Archimede come di un grande matematico e fisico dell’antichità. L’autore ci ricorda (p, 36) che di Archimede ci sono giunte diverse opere (Sulla sfera e sul cilindro; Misura del cerchio; Sui conoidi e gli sferoidi; Sulle spirali; Sull’equilibrio delle figure piane; Arenario; Quadratura della parabola; Sui galleggianti, Stomachion; Metodo; Il problema dei buoi) ma riporta anche l’esistenza di opere di Archimede di astronomia, testimoniate da Ipparco, ed un trattato sulla costruzione del planetario.
In questo libro si parla anche della capacità di Archimede nel realizzare macchine davvero innovative, come quelle per sollevare pesi, la "coclea" (macchina per sollevare l’acqua) e gli orologi, anch’essi fondati sull’acqua.
Ma l’autore ci fa ben capire (p. 13) che “Archimede non è un genio isolato, come spesso lasciano credere i resoconti leggendari che ne hanno tramandato la memoria, ma uno dei massimi rappresentanti di uno straordinario sviluppo culturale",
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